venerdì 30 ottobre 2015

blogtour Eva e l'assoluto. Ultima tappa: ringraziamenti e giveaway

Scrivere Eva e l'assoluto, è stata un'avventura su più livelli. Sono sicura che questa è un'inconfutabile verità che ogni autore, si sentirebbe di condividere.
Ci sono stati momenti in cui ho creduto che scrivere fosse solo una vera e propria dannazione, qualcosa che non poteva portarmi altro che insoddisfazione, in questo, per dirlo alla Falubert, io sono Eva. Nonostante, la sensazione di incapacità che non mi ha abbandonata un secondo, durante tutto il percorso di stesura di questo piccolo romanzo, sono arrivata alla sua conclusione. In qualche modo ce l'ho fatta. L'ho scritto, io. L'ho amato, io. L'ho odiato, io. L'ho finanche pubblicato, io. Ora è vostro. Eva è del mondo intero, di tutti quelli che vorranno dedicarle qualche ora. La magia, questa magia che viene dall'essere nelle case di alcune persone che non conosco e che tuttavia, hanno tra le loro mani il pezzo più importante di me, vale tutta la fatica.
Vedete, Virginia Woolf quando pubblicava un libro annotava nei suoi diari, il travaglio vero e proprio delle prime ore post pubblicazione e la sensazione, è quella giusta. Un libro scritto da te è un figlio che lasci andare libero per il mondo. Da "madre" avevo sognato un destino diverso, fatto di pile di copie sui banchi di importanti librerie. A mia discolpa, non conoscevo affatto il mondo dell'editoria, ma solo quello dei lettori. Avrei voluto che il ciclo vitale di questo libro fosse diverso, fosse, in definitiva, direttamente proporzionale, all'amore viscerale che provo per ogni singola parola scritta su queste pagine, ma le logiche di marketing sono imperscrutabili e molto rigide ed Eva si ritrova a nuotare in un oceano di pescecani. Mi auguro quindi, che i lettori decidano di seguire la signorina con la testa tra le nuvole della nostra copertina, nonostante non ci sia un cartellone a consigliarlo. Mi auguro anzi, che il lettore diventi quel cartellone per altri lettori.
Comunque, dicevo, è stata un'avventura su più livelli e la novità più entusiasmante per me, è stata la realtà dei book blog che prima ignoravo. Ho conosciuto persone gentilissime e con alcune di queste: le mie compagne di viaggio in questo blog tour, Nunzia la libropatica e Stefania, la ragazza che annusava i libri sono nate delle bellissime amicizie. Amicizie di cui sentivo la necessità. Amicizie con radici in un terreno comune. Ma non solo, ho conosciuto tanti autrici che oggi posso vantare come amiche: Monica Coppola superlativa autrice di Viola, Vertigini e Vaniglia e Lucrezia Scali autrice self publishing di Te lo dico sottovoce che ha appena fatto il salto e che a gennaio 2016 troverete in tutte le librerie edita da una vera GRANDIOSA CASA EDITRICE, Loriana Lucciarini autrice super prolifica, blogger e inarrestabile compagna d'arte e tanti altri che non elenco perché sono smemorata e oggi non ho caffè in casa quindi sono al 2% di capacità neuronale.
Insomma, è stato un viaggio importante e ne ho apprezzato ogni singolo momento. Il mio si conclude qui, quello di Eva no, quello continua fino all'ultima casa da raggiungere. Oggi io e Eva ci dividiamo. E' un momento dolce amaro. L'ho aspettavo, ma non si è mai pronti.
Ringrazio tutti voi per aver partecipato con entusiasmo e per aver giocato con noi, noi ci siamo divertite come delle matte, speriamo anche voi.
Il nostro è stato un team stupendo fin dal principio, uno di quegli esempi di democrazia e armonia che ti fanno ben sperare per l'umanità :)
Ringrazio per aver creduto in questo progetto e per aver accettato senza la minima esitazione, sobbarcandosi questo impegno oltre ai loro numerosi impegni di blogger e (diciamolo) quelli della vita di tutti i giorni, le mie insostituibili Lily, Alessandra, Alenixedda, Maria e Loriana. Siete delle persone straordinarie.
Ed eccoci al vincitore...
a Rafflecopter giveaway







Mi auguro che restiate su questo blog il più a lungo possibile.
Grazie ancora a tutti

Michela Belli

PS Eva era solo la prima, Vera si fa già largo tra le mie dita ...

giovedì 15 ottobre 2015

Moll Flanders, Viola Vertigini e Vaniglia e la chick lit quella buona

Ho, da poco, finito di leggere "Viola, vertigini e vaniglia" di Monica Coppola.
Ora, voi lo sapete, questo non è un blog di recensioni, ma davvero, ho voglia di parlare di questo romanzo per vari motivi. Primo tra tutti, mentre lo leggevo, trovavo tutta una serie di analogie tra Viola ed Eva e dentro me pensavo, Dio buono, le vorrei far conoscere :D inoltre, è un chick lit come piace a me, brioso, romantico, buffo, ironico, eppure, in alcuni punti, in grado di farti riflettere.
Quando i lettori appartenenti alla cerchia snob, della serie leggo solo classici, oppure, tomi di 1500 pagine e corbezzolate simili, mi chiedono stupiti come mai mi piaccia la chick lit, vorrei sempre rispondere loro, che vadano a studiarsi un po' di letteratura.
La chick lit, per me sta al nucleo della letteratura. Quando nell'epoca borghese in Inghilterra si diffonde la moda del piacere di leggere, le prime ad aderire sono le donne. Parliamo dell'epoca di Robinson Crusoe, che fa da propaganda all'idea del self made man, è vero, ma è anche, di Moll Flanders. Ora, non so in quanti abbiano avuto la fortuna di leggere questo capolavoro di Daniel Defoe, ma chi l'ha fatto, non potrà non convenire con me che Moll, è la mamma di tutte le nostre eroine della chick lit. Moll è la prima Bridget. Nel romanzo infatti, accompagniamo Moll lungo tutta la sua vita e assistiamo alla sua crescita ed è questo, il punto centrale di tutta la chick lit. La trama segue una parabola prestabilita, la protagonista, tocca gli abissi e poi risale e ci lascia con un happy ending. Ovviamente, giacché la letteratura risente della storia, il lieto fine di Moll (vivere la parte finale della sua vita onestamente e morire pentita dei suoi peccati e quindi perdonata dal Signore) è un po' diverso dal nostro lieto fine e infatti, Viola, per esempio, ci lascia intendere che vivrà una vita da sogno nel suo sogno con l'uomo dei sogni. :)
Ecco, questo è ciò che amo della chick lit, quando è scritta bene. Non è come leggere un romanzo erotico, soprattutto perché, grazie a Dio, non ci sono frustini, perizoma di pelle e fragole e champagne, piuttosto, è come leggere una novella picaresca.
Sono romanzi introspettivi. Ci mostrano un'evoluzione umana, sia da un punto esteriore che da un punto di vista interiore. Ma torniamo a Viola, vi va?
Incontriamo Viola, in un momento di stasi della sua vita. Fa un lavoro che non ha nulla a che fare con ciò che vuole fare e, paradossalmente, ma questo è la società che glielo impone, si sente anche fortunata a svolgerlo. Ha un sogno, uno di quelli grandi, ingestibili e per questo, ancora più importanti: diventare una scrittrice. Il fato bussa alla sua porta (altro elemento necessario alla chick) e lei, lo segue. Ancora non sa, che questo le costerà, una delle più grandi lezioni della sua vita.
Non voglio spoilerare nulla, perché desidero che lo leggiate in più persone possibili. Dico solo che, ciò che ho amato di questo romanzo, è che Viola alla fine della fiera, alla fine di tutti i suoi disastri, capisce di dover essere lei, la fautrice del suo destino. L'azione, come unica strada possibile per realizzare i propri sogni. L'azione, perché solo chi agisce, sbaglia e poi impara.
A tutto questo, e qui entro nel particolare di Viola, dovete aggiungere, una caratterizzazione spettacolare dei personaggi. Quello che non ho detto prima, è che pur essendo una grande amante della chick lit, non sono mai riuscita a trovare un'autrice italiana che non cadesse nella ridicola e triste brutta copia delle colleghe americane. Insomma, lo capisco. L'America è affascinante. Da autrice, comprendo bene che una cosa è scrivere Josh, altra, è scrivere Giosuè. Ambientare un romanzo in un piccolo sobborgo dello stato di New York, dona atmosfere più pittoresche delle campagne toscane perché, insomma l'erba del vicino e tutte quelle cose... chiedetelo a un americano e vi dirà che le ambientazioni italiane sono più affascinanti. Ma è questa la sfida per uno scrittore, che non scrive fantasy, rimanere fedeli a se stesso e al proprio mondo. Scrivere di ciò che conosce, essere veritiero e realista e, amici, Monica Coppola, per me, è stata grande anche da questo punto di vista.
La sua Torino, è una città dinamica, culturale e pure mondana! E che te ne fai di New York quando hai tutto questo, a casa tua?!
Insomma, Viola Vertigini e Vaniglia, entra a pieno titolo, per questa lettrice qui che, ripeto non recensisce di abitudine i romanzi, nella stanza tutta per me, cce mi ha lasciato in dote la mia amata Virginia. Perché, amici, ve lo dico, Virginia Woolf scriveva Chick lit, chiedetelo a Clarissa Dalloway!

lunedì 5 ottobre 2015

un tempo anche io odiavo il lunedì

Questa cosa del lunedì, quando sei madre di una bambina di tre anni, inizi a rivalutarla.
Il tempo, segue un movimento ostinato e contrario, a quello della tua giovinezza spensierata.
A vent'anni canti con Vasco:

La "ragazza" mi ha lasciato 
è colpa mia! 
Sono stato anche "bocciato" 
e non andrò via 
Passerò tutta l'estate Qui! 
....compresi i Lunedì! 
...quelli li odio di più... 
non lo so, ma è così!....... 
ODIO i LUNEDÌ 
........i LUNEDÌ ! 

e la cruda verità, è che non sai, quanto li desidererai quei lunedì, quando da lì a dieci anni, ti ritroverai a trascorrere un sabato pomeriggio, in una ludoteca di una piccola provincia toscana, in compagnia di circa cento, sì, ho detto cento bambini. Già questo, diciamolo, dovrebbe far desistere qualunque donna adulta con prole. Voglio dire, già hai preso la malsana decisione di riprodurti e di rinunciare a circa l'80% (sono un'inguaribile ottimista) del tuo tempo, che bisogno c'è di mischiarti ad altri cento mostri? Ma noi donne siamo fatte così. La natura si beffa di noi. Il nostro senso della vista, fa sempre cilecca, quando ci sono bambini nei dintorni. Fateci caso. Alle feste dei bambini, i padri, al massimo accostano l'auto per far scendere madre e figlio al volo e poi... BROOM scappano via a cercare "parcheggio" con delle virgolette gigantesche! Lo sapete perché? Perché hanno un senso della vista che non fa difetto. Loro guardano, noi vediamo. Il che, è folle, se pensate che gli uomini, di norma, sono molto più distratti di noi donne e, sempre in generale, meno avvezzi al particolare. Loro guardano una stanza ricolma di bambini e osservano una massa di esseri umani piagnoni, mocciolosi e chiassosi, portatori di non si sa bene quanti germi. Noi, invece, già partiamo in svantaggio perché, qualcuno li dovrà pure accompagnare fino a destinazione questi figli, ma non contente, entriamo e vediamo tanti bimbetti. L'istinto, quel maledetto, a braccetto con ovaie e utero quei bastardi, ci dicono: "ehi, entra pure, questo è il luogo a cui appartieni. Guarda quella bimba come è vestita carina..." e tu scema, perché sei scema quando si tratta di bambini, entri. Ebbene, è già troppo tardi. Dante, la sapeva lunga e ci cantava:" PERDETE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE". Doveva aver frequentato qualche festa di questo genere, fidatevi. Più ti inoltri nella selva oscura dei gonfiabili, più inizi a guardare attentamente. Quella bimba per esempio, non era vestita carina, ma piuttosto da nana battona e tu vorresti solo trovare la madre e urlarle "tua figlia ha sei anni, cazzoooo!". Inizi a percepire la puzza nauseabonda dei loro piedi. Geox un paio di palle, le scarpe respirano solo quando sono in negozio, poi ci mettono i piedi i mostri e anche le scarpe si rassegnano al loro nefasto destino di puzza. Ecco, tua figlia ora si abbarbica alle tue gambe perché vede arrivare da lontano, un'orda di vichinghi urlanti. Il gioco più divertente che fanno, è saltare l'uno addosso all'altro, tipo ammucchiata di rugby. Ovviamente sono maschi, c'era da chiederlo? Si differenziano sin dalla più tenera età. Le femmine, quelle sono più sottili. Giri lo sguardo, tua figlia fino ad ora è riuscita a fare solo mezzo scivolo, una bambina di circa cinque anni, cerca di pedalare in una di quelle macchinine che si usano all'aperto. Un gruppo di bambine, presumibilmente della stessa età, l'accerchia. Vogliono la macchinina, ma non hanno alcuna intenzione di condividerla con la bambina alla guida. "E' quella la bambina che vi dicevo", questo è tutto ciò che riesci a sentire e decodificare perché, non so se lo sapete, ma i bambini, quando sono in gruppo,  parlano a frequenze sonore che noi umani non riusciamo a decifrare, e tutto quello che riusciamo a distinguere, è:"AAHAHAHAHHAHAHHAHHAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH".
Il tutto, condito da una buona dose di donne adulte, che contribuiscono a farti girare le palle, che non hai e che sempre più spesso desideri, ad elica. Una donna indiana, con uno sguardo disperato e perso (ti ho nel cuore, sorella) prende un bambino e lo scaraventa su una sedia intimandogli di fermarsi e di respirare, un donnO mastica il chewingum con tutti e trentadue i denti di cui è, presumibilmente dotata, anzi, a dirla tutta, aveva la bocca talmente aperta che ho potuto contare una o due estrazioni, mentre cinguetta con le sue amiche del club "mamme dell'anno". Club di cui tu, non fai chiaramente, parte.
Ma se questo no fosse stato abbastanza, se il solo fatto di trovarmi all'inferno in terra, non fosse bastato a convincermi, che era tempo di fuggire il più lontano possibile, una donna ha deliberatamente deciso di deliziarmi, quando prendendo uno scontrino malconcio dalla sua borsetta griffata, ha soffiato il naso del figlio. Sì, avete compreso bene, ha soffiato il naso moccioloso e catarroso di suo figlio con uno scontrino. Il dopo nella mia mente è molto nebuloso. Non so se sono svenuta, o se il mio alter ego più gentile abbia intuito che era il momento di prendere il sopravvento per salvare quell'esemplare di madre dalle mie fauci, so solo, che mi sono ritrovata con mia sorella da Scarpamondo e non è, che lì la situazione sia stata rosea. Virginia e suo cugino Leonardo, hanno dato il peggio di loro. Mio nipote drogato e ipnotizzato da qualsiasi superficie riflettesse quei cazzo di Minions e Virginia in modalità: voglio provare ogni paio di scarpe esistente. E' così, che mi sono dovuta lasciar scappare il più bel paio di Adidas di tutti i tempi. 
Ho passato il resto del week end, in preda a visioni mistiche di me che rincorro Virginia a sei anni, in preda ad un delirium tremens dall'alcol che mi ci vorrà per arrivarci ai suoi sei anni.  Perciò no, se lo chiedete a me io non lo odio il lunedì, al massimo lo aspetto.

giovedì 1 ottobre 2015

La teoria del nord e del sud

Qualcuno di voi, la conosce Madame de Stael? Personalmente, l'ho conosciuta al liceo e, già all'epoca, la trovavo cordialmente antipatica, con la sua odiosa teoria, del nord e del sud. Tempo fa poi, ho scoperto che oltre ad essere una razzista, era anche una traditrice e una cospiratrice. Uno di quei rarissimi casi, nei quali, posso dire: "l'avevo detto" no perché, di norma, sono quella a cui viene detto, quindi, pensate un po' il mio sommo gaudio, quando ho scoperto che gran stronza era! :)
In due parole, la signora del romanticismo francese diceva, che nei paesi nordici si produceva bella letteratura perché faceva freddo e questo, induceva le ggenti, a rintanarsi in casa di fronte il camino a raccontarsi storie. Nei paesi mediterranei, considerati, con nostro grande, grandissimo orgoglio SUD :) dove faceva sempre caldo, le ggenti erano tutte dedite all'ozio. Tipo che si sfracassavano di ouzo sotto gli olivi, senza fare un piffero. Il caldo obnubilava le loro menti e quindi, non si produceva buona letteratura. Folle, vero? Voler mettere anche solo a paragone le quattro leggende vichinghe con, non so...  l'Odissea, l'Eneide, l'Iliade. Robetta così, insomma. Eppure, sono sicura, che anche oggi, c'è gente da qualche parte che la pensa così. Voglio dire, senza andare troppo lontano, Salvini apprezzerebbe e converrebbe che Terronia, non produce abbastanza. Poi certo, qualcuno dovrebbe rianimarlo, dopo la notizia di essere anche lui, al sud di qualcun altro...
Comunque, Madame de Stael l'ho sempre detestata e più passa il tempo, più mi convinco di quale abnorme cazzata, i termini giusti da queste parti, si usano, abbia sparato la donna in questione.
Voglio dire, io adoro la letteratura inglese, ma prendo tutta la letteratura inglese e la schiero in campo contro un solo mostro sacro: la Divina Commedia e poi fate vobis :) Scusa, Virginia, ma converresti anche tu con me. Ne sono certa.

E così, eccoci qui, primo ottobre. Prima pioggia e primo freddo. Cervello già avvizzito. Sono in pieno nord. In fondo, ora sono più a nord di quanto non lo fossi al liceo. Magari, la capisco meglio.
Non ho un camino. Abito in un condominio con i termosifoni che vanno a vento e che ad ogni conguaglio di fine anno, mi fanno desiderare sempre più i Caraibi. Però, ho un bollitore. Mi posso fare un te'. Più nordico di così. A Napoli, il te' lo prendiamo solo in caso di diarrea. Ma noi siamo terroni :)
Niente da fare. Il mio cervello meridionale, non ragiona al freddo. 
Poi però decido, proprio oggi, con soli 16 gradi, Bielorussia in pratica, di stravolgere, completamente, il mio nuovo romanzo. Lascio, al centro, solo il nucleo. Tutto intorno si trasforma. Personaggi, ambienti, narratore e qui, amici, la vera svolta. Provo la terza persona. Non so, se sono in grado di usarla, Letizia mi serviva a capirlo. Non ci sono riuscita, ma al diavolo, ci provo.
Piove. La pioggia è incessante. La pioggia, è tutto ciò che mi ha impedito, di vivere in Inghilterra. Bugia, quella era la lontananza dalla mia famiglia. Piove e io scrivo, scrivo come non facevo da così tanto tempo. Ma le parole, quelle vengono fuori brutte, bruttissime. Eppure, qualcosa si è finalmente sbloccato. Sono in una fase a metà tra l'eccitazione e il pentimento, perché ho fin troppa fifa di ricominciare daccapo un romanzo che avevo ormai già iniziato. Le parole non sono quelle che cerco, ma per lo meno, credo di aver, finalmente imboccatola strada giusta. Vedo la luce alla fine del tunnel.
Oddio, e se Madame de Stael avesse avuto sempre ragione?