giovedì 15 ottobre 2015

Moll Flanders, Viola Vertigini e Vaniglia e la chick lit quella buona

Ho, da poco, finito di leggere "Viola, vertigini e vaniglia" di Monica Coppola.
Ora, voi lo sapete, questo non è un blog di recensioni, ma davvero, ho voglia di parlare di questo romanzo per vari motivi. Primo tra tutti, mentre lo leggevo, trovavo tutta una serie di analogie tra Viola ed Eva e dentro me pensavo, Dio buono, le vorrei far conoscere :D inoltre, è un chick lit come piace a me, brioso, romantico, buffo, ironico, eppure, in alcuni punti, in grado di farti riflettere.
Quando i lettori appartenenti alla cerchia snob, della serie leggo solo classici, oppure, tomi di 1500 pagine e corbezzolate simili, mi chiedono stupiti come mai mi piaccia la chick lit, vorrei sempre rispondere loro, che vadano a studiarsi un po' di letteratura.
La chick lit, per me sta al nucleo della letteratura. Quando nell'epoca borghese in Inghilterra si diffonde la moda del piacere di leggere, le prime ad aderire sono le donne. Parliamo dell'epoca di Robinson Crusoe, che fa da propaganda all'idea del self made man, è vero, ma è anche, di Moll Flanders. Ora, non so in quanti abbiano avuto la fortuna di leggere questo capolavoro di Daniel Defoe, ma chi l'ha fatto, non potrà non convenire con me che Moll, è la mamma di tutte le nostre eroine della chick lit. Moll è la prima Bridget. Nel romanzo infatti, accompagniamo Moll lungo tutta la sua vita e assistiamo alla sua crescita ed è questo, il punto centrale di tutta la chick lit. La trama segue una parabola prestabilita, la protagonista, tocca gli abissi e poi risale e ci lascia con un happy ending. Ovviamente, giacché la letteratura risente della storia, il lieto fine di Moll (vivere la parte finale della sua vita onestamente e morire pentita dei suoi peccati e quindi perdonata dal Signore) è un po' diverso dal nostro lieto fine e infatti, Viola, per esempio, ci lascia intendere che vivrà una vita da sogno nel suo sogno con l'uomo dei sogni. :)
Ecco, questo è ciò che amo della chick lit, quando è scritta bene. Non è come leggere un romanzo erotico, soprattutto perché, grazie a Dio, non ci sono frustini, perizoma di pelle e fragole e champagne, piuttosto, è come leggere una novella picaresca.
Sono romanzi introspettivi. Ci mostrano un'evoluzione umana, sia da un punto esteriore che da un punto di vista interiore. Ma torniamo a Viola, vi va?
Incontriamo Viola, in un momento di stasi della sua vita. Fa un lavoro che non ha nulla a che fare con ciò che vuole fare e, paradossalmente, ma questo è la società che glielo impone, si sente anche fortunata a svolgerlo. Ha un sogno, uno di quelli grandi, ingestibili e per questo, ancora più importanti: diventare una scrittrice. Il fato bussa alla sua porta (altro elemento necessario alla chick) e lei, lo segue. Ancora non sa, che questo le costerà, una delle più grandi lezioni della sua vita.
Non voglio spoilerare nulla, perché desidero che lo leggiate in più persone possibili. Dico solo che, ciò che ho amato di questo romanzo, è che Viola alla fine della fiera, alla fine di tutti i suoi disastri, capisce di dover essere lei, la fautrice del suo destino. L'azione, come unica strada possibile per realizzare i propri sogni. L'azione, perché solo chi agisce, sbaglia e poi impara.
A tutto questo, e qui entro nel particolare di Viola, dovete aggiungere, una caratterizzazione spettacolare dei personaggi. Quello che non ho detto prima, è che pur essendo una grande amante della chick lit, non sono mai riuscita a trovare un'autrice italiana che non cadesse nella ridicola e triste brutta copia delle colleghe americane. Insomma, lo capisco. L'America è affascinante. Da autrice, comprendo bene che una cosa è scrivere Josh, altra, è scrivere Giosuè. Ambientare un romanzo in un piccolo sobborgo dello stato di New York, dona atmosfere più pittoresche delle campagne toscane perché, insomma l'erba del vicino e tutte quelle cose... chiedetelo a un americano e vi dirà che le ambientazioni italiane sono più affascinanti. Ma è questa la sfida per uno scrittore, che non scrive fantasy, rimanere fedeli a se stesso e al proprio mondo. Scrivere di ciò che conosce, essere veritiero e realista e, amici, Monica Coppola, per me, è stata grande anche da questo punto di vista.
La sua Torino, è una città dinamica, culturale e pure mondana! E che te ne fai di New York quando hai tutto questo, a casa tua?!
Insomma, Viola Vertigini e Vaniglia, entra a pieno titolo, per questa lettrice qui che, ripeto non recensisce di abitudine i romanzi, nella stanza tutta per me, cce mi ha lasciato in dote la mia amata Virginia. Perché, amici, ve lo dico, Virginia Woolf scriveva Chick lit, chiedetelo a Clarissa Dalloway!

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