venerdì 8 dicembre 2017

Girls Hut perché la scrittura bussa sempre

Iniziare un progetto, crederci, appassionarmi e poi abbandonarlo, è tipico di me. Stanza antipanico, era questo. Per la prima volta, decidevo che scrivere era la mia priorità e, per un po', ci ho anche creduto, il tempo necessario a sentirmi schiacciata da me stessa e dalla mia incapacità di scrivere realmente quello che penso perché, se lo faccio, tutti scappano via. E invece tutti a dire che non è così e, forse, è vero che non scapperebbero, ma la paura che ho di ferire o di essere fraintesa, mi paralizza. La parte creativa del mio cervello, si inibisce e tutto quello che ne viene fuori è un patetico nulla. Scrivere, è dare scandalo. Se non dai scandalo, se non sei scomoda, vuol dire che non sei autentica e se non sei autentica, allora, non dovresti scrivere. Da qui, la scelta di non scrivere nulla che fosse più di qualche nota sparsa al margine del mio profilo Facebook.  Lo dicevo l'altro giorno ad una persona il cui cervello, è una meraviglia complessa e appassionante, il mio modus operandi, non è mai cambiato: correre, incendiare e farmi terra bruciata intorno. Sono incapace di aspettare. Forse è per questo che amo i vini. Quando ti versano un buon vino, ti chiedono di aspettare ad assaggiarlo. Lo devi fare decantare, riposare. E più lui riposa, più respira e, più respira, più cambia aspetto, colore e gusto. Le persone sono un po' come i vini. Alcuni tra i giovani, ad esempio, hanno bisogno di tutta l'aria che riescono a prendere. Lo fanno per prendersi il tempo necessario ad ammorbidirsi, per mostrare i loro diversi aromi e gusti stratificati. Ecco, così siamo noi, o almeno, così ero io. Ho avuto bisogno di tanto tempo per rilasciare i miei diversi profumi; per dimostrare che sono la stessa faccia di indefinite versioni. Sono stata molto dura e piena di spigoli. Ho dovuto vivere a lungo una vita che non comprendevo, affinché potessi ammorbidirmi e smussare quei lati di me, che mi precludevano strade che credevo portassero al Signore e che, invece, mi hanno portata ad un calesse. Ogni volta, fino a quando ho smesso di cercare un'illuminazione in posti diversi da me. Non è un caso che i vini vecchi non vadano fatti aerare. Essi rilasciano residui e sedimenti. Analogamente noi, in età adulta, smettiamo di cercare di dimostrare il nostro sapore. Abbiamo consapevolezza di noi e questo ci rende, inevitabilmente, più gustosi.
La mia attuale età, è un po' a quel punto. Ho raggiunto una sufficiente consapevolezza di me come donna e come madre e ho, la piena consapevolezza, di una cosa: sono una persona inquieta. La stasi mi distrugge. Creo, distruggo tutto in una sola istanza e, così, io vivo.
Ho sempre trovato strano come nella negazione di ogni possibile attesa, io trovi il mio unico porto sicuro.
Sono stati due anni di profonde trasformazioni. Ho stravolto la vita che avevo costruito su basi, che credevo solide e che, invece, affondavano nelle sabbie mobili perché, semplicemente, non poggiavano su me stessa. Ho preso fiato, naso all'aria, ho trovato la via dove mi trovo adesso, sempre con la sibillina certezza, che questa è solo una via e che, il percorso, lo creo io. Ho creato una nuova casa piena di amore, di musica, di arte e luce per me e V. Ho aperto le porte ad Artù, il nostro bouledogue francese, che ci insegna, ogni giorno, un amore mai conosciuto prima e sono ripartita da me.
Questa stanza, è la mia nuova casa. La aprirò ogni qual volta sentirò che ho qualcosa di vero da dire. Perché, la scrittura, alla fine, bussa sempre alle mie porte.

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