martedì 16 gennaio 2018

Decalogo dell'orco. Ovvero, 10 doti che al mio orco ideale non possono mancare.

Nello scorso post, ho dichiarato di non essere una principessa. Questa, è un’affermazione talmente vera, che mia figlia Virginia, anni 5, sgrana gli occhi in una smorfia di disgusto alla vista del colore rosa o di una qualunque delle Disney Princess. Lo so, che dentro, segretamente, sogna di essere Elsa di Frozen, ma il bisogno di assomigliare a mamma, è talmente forte che rinuncia volentieri ad essere una principessa. O, come fa piacere pensare a me, magari si fida talmente tanto del mio punta di vista che, se a mamma le principesse non la entusiasmano affatto, allora chi se le fila! Oh, che poi avrà tutta la dannata adolescenza per fare il bastian contrario. Zitte va, lo so da me, ripetiamolo insieme: Virginia è un essere umano distinto da te, se vuole essere una principessa, lasciala vivere il sogno, ma scusate, che male c’è a spingerla verso un modello più come dire? Cazzuto. Presidente della Repubblica, per dirne uno. Che poi bimbe, il problema delle principesse, glissata tutta la questione vestiario, acconciature e canzoncine, è il principe. Giovane, bello, occhi color cielo, calzamaglia, forte, generoso e, ultimo ma non per importanza, anche nobile. Ma che due palle! Ma a chi lo volete dare questo debito? No, grazie. A me datemelo adulto, affascinante, occhi color carbone, forte quello sì, ma che abbia soprattutto una forte, fortissima personalità, di quelle titaniche. Uno che sappia come sopravvivermi, che non si aspetti che io gli faccia da mamma, moglie e fidanzata. Il fatto è che ci ho già provato. Non mi interessa. Generoso sì, ma non fesso. Nobile? Ma anche no, a chi lo volete dare lo stress del protocollo? No, davvero i principi teneteli voi, a me datemi un orco. Bruto, brontolo e che sia mio, tutto mio. Uno con una palude simile alla mia. Una palude a numero chiuso, per intenderci. Uno che, quando ci vedi insieme, pensi: -“Guarda lì che snob quei due! Ma che stronzi!” e più lo pensi, più noi ridiamo perché in realtà non siamo snob, siamo solo molto selettivi e, abbiamo vissuto abbastanza per essere liberi dall’obbligo sociale del volemose tutti bene.
Un orco, voglio un orco. Di principi ho fatto vere e proprie scorpacciate, li ho trovati sempre indigesti tutti intrisi del loro ridicolo narcisismo. Meglio un orco, di quelli che ti restano appiccicati per un tempo più o meno lungo quanto il per sempre. Avete presente? Di quelli che non li senti in un unico punto preciso del corpo. Si dice che quando si è innamorati, si avvertano le farfalle nello stomaco ed è vero. Chi di noi, non ha, almeno una volta, avvertito quella sensazione di vuoto allo stomaco? Con un orco, amiche mie, è ben diverso. È una sensazione impossibile da definire in un punto definito, perché è talmente travolgente, da prenderti contemporaneamente cuore, stomaco, gambe, utero, olfatto e, ahimè, testa. Allora ho pensato, okay, già questa storia delle sensazioni mi può aiutare a non sbagliare, ancora. In fondo, un principe non potrebbe mai e poi mai provocare un uragano simile perché, se il suo karma è salvare le damigelle, allora, sarà geneticamente impossibilitato a travolgerle. Ed è vero. Voglio dire, mi pare logico, ma allora, come faccio a capire qual è, l’orco giusto per me? Non basta mica che sia brontolo, o rischi di trovarti con un nano di Biancaneve tra le lenzuola. E, analogamente, non è che puoi chiedere il curriculum vitae sentimentale a tutti quelli che incontri. Magari si potesse.
-Per quale posizione ti candidi?
-Principe azzurro.
- Il conto, prego.
O scene di questo tipo:
-Leggo sul tuo curriculum che tra le esperienze passate indichi fidanzate con tendenze materne?
Smorfia di disgusto. E la telecamera mi vedrebbe scappare via senza nemmeno arrivare al dolce.

Così, mi è venuto in mente di stilare, il mio decalogo dell’orco. 10 doti che al mio orco ideale, non possono proprio mancare. In ordine decrescente, anche se, nella realtà dei fatti, 10 vale 10.

10) Deve avere gusto. Un uomo che non sa vestire, è un uomo che non ama il bello. Un uomo che non ama il bello, non ama l’arte. Un uomo che non ama l’arte, non ama la vita.
Keats diceva: “Beauty is truth, truth beauty. – That is all Ye know on earth and all Ye need to know”.
9) Deve essere onesto, anche quando rischieremo di odiarci. Lo so, starete pensando e che ci vuole? Ma la verità è che l’onestà, non è mai una dote universale, né univoca. Non siamo mai, brutalmente onesti, in egual misura, con tutti. Vorrei un uomo così sicuro del mio amore e del suo amore da dirmi :- “Michela, fermati, ci stiamo perdendo”. Sarò stata particolarmente sfortunata, ma non ne ho mai incontrato uno. Alla fine di ogni mia relazione, sono, sempre, cascati tutti dal Pero. Ma sono, sempre, state enormi balle le loro. Io, non esplodo mai all’improvviso, sono logorroica a livelli patologici, se sento che mi stai perdendo, non esiste possibilità alcuna che non te l’abbia detto in, almeno, cento modi diversi.
8) Deve amare musica buona e, per buona, intendo quella che ascolto io e deve amarla dal vivo. Insomma, ho sposato un uomo che ascoltava Massimo Ranieri e acquistava su iTunes la compilation di Sanremo. Sapete ormai tutti come è finita. Voglio dire, gli voglio un gran bene, è il migliore papà del mondo, ma di musica non capiva un cazzo. Per fortuna, oggi, anche sua figlia si occupa della sua educazione musicale. Non è colpa sua. Sono cresciuta con il poster di Kurt Cobain sul letto. Avrei dovuto saperlo. Siamo ciò che amiamo. Stessa storia per il cinema.
Caro orco, se non ti piace Almodóvar, se non piangi almeno un pochino quando Penélope Cruz canta Volver; se Pulp Fiction non è un film con i controcazzi, non disturbarti a conoscermi.
7) Deve amare la lettura, forse, più della musica e, deve amare, sentire me parlare della letteratura come il Papa parla del Signore, la stessa foga, la medesima devozione. Deve voler trascorrere un’intera notte con me, mentre, tra un amplesso e un altro, gli leggo le poesie di Sylvia Plath e sì, è morta suicida e no, non è deprimente. ( E, Marina, per fortuna non sei uomo, o avremmo avuto un problema, Houston ndr)
6) Deve ridere come un cretino alle mie battute, ai mille link deficienti che mi invia la mia Giulia che io posso decidere o meno, di inoltrargli. E, deve commentarli. È un dovere dal quale non può esimersi.
5) Deve amare il cibo etnico, ma concordare che il cinese è sempre il migliore, che il giappo fa solo più fighi. Mi deve far assaggiare il vietnamita che non ho mai provato, ma alla fine deve convenire con me: il cinese è sempre il cinese.
4) Deve condividere, supportare e placare le mie turbe alimentari dai cibi alcalini passando per l’idiosincrasia verso McDonald e deve comprendere la mia ipocondria.
3) Deve stupirmi. Ogni, singolo, giorno. Mi deve tenere sulla corda. Deve sfidarmi senza temere di perdere. Deve lasciarmi essere chi sono, con tutto il mio enorme bagaglio di conoscenza senza farmi sentire in obbligo di fingere di non sapere qualcosa, per non ferire il suo ego. Deve volermi vedere risplendere nel mezzo della mia conoscenza. Deve volermi nella sua squadra, sempre perché a volte impari e, a volte, insegni e il bello è tutto lì.
2) Deve avere il sorriso più genuino, aperto e naturale del mondo perché, lo vorrò vedere ogni dannato giorno, anche mentre staremo litigando e gli dirò - ma che ridi a fare? In realtà, sarò felice di vederlo ridere. Il suo sorriso, dovrà essere la mia ancora, il punto fermo a cui far ritorno. No, anzi, dovrà essere ciò che non vorrà mai farmi andare.
1) Deve essere un cazzo di uomo di cultura con un cervello strepitoso, che ti faccia venir voglia di strapparti le mutande ogni qual volta, apra bocca.

Lo so, un orco così esiste solo nella versione BBC Wales di Sherlock Holmes perché, amico orco, se non possiedi il vocabolario, l’intelligenza e il carisma di Benedict Cumberbatch, è davvero difficile che io mi innamori di te, ma la buona notizia, è che il mio è un progetto a lungo termine. Non ho più voglia di bruciare, per questo, ti voglio regalare quello che non ho mai dato nessun principe passato da queste parti.
Nelle favole, ci hanno abituate che alle principesse prendono il cuore. La loro forza, la loro purezza, di norma, risiede lì, nel cuore, la casa del vero amore. Fortuna, che abbiamo appurato che io non sono una principessa, anche perché il mio cuore, è parecchio mal messo. Io ti voglio regalare il fulcro di me, il mio cervello, la cosa più cara che ho. In ogni sua sinapsi. Voglio prenderlo e metterlo nelle tue mani, non perché io creda che tu debba proteggerlo, a quello ci penso benissimo da me, ma perché voglio goderne con te. Voglio prendere il mio cervello, unirlo al tuo. Fonderli in un’unica mente e ridisegnare infiniti mondi, con te.
Voglio che tu beva da me, che mi usi come tua sorgente di curiosità.
Voglio darti la verità, sempre. Perché la verità ci rende liberi e io, voglio essere libera insieme a te. Voglio regalarti il lusso di sopravvalutarci, senza mai doverti ricredere.
Voglio essere il tempio della tua forza al quale far ritorno, ogni sera per meditare.
Voglio essere la risposta ai tuoi perché.
Voglio, infinitamente voglio, essere l’ultima che bacerai.
Quella alla quale offrirai per sempre da bere.

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