lunedì 12 marzo 2018

La palestra come la vedo io. SKY IS THE LIMIT

Arriva sempre, nella vita di ogni donna, il giorno in cui questa si guarda allo specchio e sa che deve correre ai ripari. Come un Freccia Rossa che la investe a massima velocità. Di solito, lo sfortunato evento è l’infelice epilogo del suo primo rapporto sessuale in reggiseno, o peggio ancora, in reggiseno e maglietta. Della serie, amico cerca, punta e scappa via. Le tette te le sei giocate al ventiduesimo mese di allattamento, quando tutti dicevano –“Oh, che bella questa cosa che allatti ancora!” e tu avresti voluto tanto spiegare che no, non era una libera scelta era il piccolo Gremlin, si era attaccata indemoniata alle tue cazzo di poppe 22 mesi orsono!
So da fonti certe che l’epifania del corpo flaccido è arrivato ad alcune donne in spiaggia, la prima volta che si sono dovute chinare a fare un merdosissimo castello di sabbia e quello che fino a 12 mesi fa era un sexy accenno di pancetta da danza del ventre, ora in moto oscillatorio è solo trippa post parto. Altre hanno detto, di aver fatto a pugni con l’immagine di loro cui erano abituate alla Coop mentre erano intente a prendere un barattolo di legumi dallo scaffale più alto e quello che un tempo era un normale bicipite non allenato le ha con veemenza schiaffeggiate! Sbaam, corri ai ripari, chiatta! Che poi, diciamolo, a nessuna donna sopra i 30 e madre è chiaro perché tenere in braccio un essere umano il cui peso varia tra i 5 e 10 kg non serva un cazzo all’allenamento dei bicipiti, ma ti assicura la lussazione di un’anca e la relativa apertura di un conto forfettario dal fiosiokinesiterapista! Questa mettiamola, sotto la voce: i mille misteri della maternità.

Insomma, vi è un momento al quale nessuna può sfuggire, in cui l’impietosa legge fisica della gravità, bussa alla tua porta.
Personalmente, avevo studiato uno stratagemma di fuga da me stessa, che mi aveva permesso di superare con una buona dose di fottesega, tutte le tappe appena citate. La mia tattica, basata su 36 anni di vita era semplice, ma geniale: assecondare la mia apatia, mentendo spudoratamente a me stessa e devo dire, vivevo felice. Mi raccontavo castronerie di ogni genere, “oggi, è martedì, di Venere e di Marte, non si da principio all’arte. Oggi, è lunedì e devo affrontare il monday blue. Il mercoledì devi ancora affrontare metà settimana. Il giovedì, che fai, neghi l’aperitivo alle tue amiche?” e così daccapo al lunedì seguente fino a quando, un giorno ai saldi invernali della Benetton, non mi sono trovata di fronte ad un’amara verità: non posso più comprare un jeans senza misurarlo. L’ho detto. Che poi uno ti vede, pensa che sei magra e allora che ti lamenti a fare? E, invece, che ne sanno loro del dimagrimento della massa muscolare che ti rende sorella diretta di Slimer?

La verità amiche, è che nella lotta alla legge di gravità, siamo un fronte unico di soldati fasciate in divise dagli improbabili colori fotonici, scoordinate come tante scimmie che ballano la Makarena a urlare STRETCHING (ndr lo stretching è il momento di chiusura dell’allenamento)!!!!

A trentasei anni, il culo del mattino, dopo 8 ore di sonno, non è lo stesso culo della sera.
Raggiunta questa consapevolezza, tutte ci iscriviamo in palestra!

E così, quel lunedì maledetto, è arrivato e tu ti ritrovi a sudare come un porco, che non sai nemmeno se poi è vero che i porci sudino, ma l’immagine ti sembra renda bene l’idea con due delle tue più care amiche, che ben conoscono la tua proverbiale indolenza e un manipolo di altre donne, tutte più grandi di te e tutte più allenate di te. Quando senti il tuo Personal Trainer urlare plank e tu confusa cerchi di capire A) come sia successo che tu abbia un PT e B) cosa cazzo sia un plank. Poi ti guardi intorno, vedi queste signore distese pancia sotto col peso sui gomiti e sulle punte dei piedi, mantenere questa folle posizione, per più di 60 secondi grazie alla trazione addominale e tu, invece, cadi dopo 3 secondi netti e comprendi che non hai la minima idea di quello che stai facendo e che non sei in possesso di una cosa fondamentale alla palestra: gli addominali.

Andare in palestra, è di per sé, quando rapportato alla figura di Michela Belli, un evento a metà tra l’apparizione della Madonna ai Pastorelli di Fatima e l’adorazione della vacca nella cultura hindi.
Da qualsiasi angolazione tu la voglia vedere, c’è un qualcosa di mistico.

Quando 3 anni fa le mie amiche mi hanno condotta alla lezione prova di Zumba, abbiamo trovato l’istruttore e le altre allieve che impersonavano un Presepe vivente in mio onore, poi quando alla fine della lezione, l’istruttore mi guardò e mi disse “se vado a sinistra, anche tu devi farlo” tutte smontarono il Presepe e mi diedero un bel calcio nel culo. Le mie amiche presero le distanze, “noi questa imbranata, non la conosciamo!” Scherzo, però davvero, per una pigra come me, trovare la palestra giusta è stato un lento e sacro peregrinare. Sono una di quelle che, i proprietari delle palestre la vedono, e sanno che il pollo da spennare è appena entrato. Due chiacchiere e pago l’intero abbonamento annuale, perché si risparmia sono mica scema io, la card, il certificato di sana e robusta costituzione e poi qualcosa va storto. Mi alleno, un giorno, soffro da cani per l’acido lattico dovuto alla mia inettitudine, ritorno in palestra e poi il giorno dopo piove. Il lento declino. La pioggia arriva e mi ricorda che sono pigra, che non ho voglia di fare un cazzo, mi stappo una birra e ciao. Davvero, il mio rapporto con il corroborante mondo del fitness è stato sempre questo, invece a questo giro, complice il culo moscio, la compagnia delle mie amiche, la simpatia di David il PT e delle altre ginnaste anonime, come le chiamo io, ho accettato la palestra come una vera e propria rivoluzione interiore.

La palestra mi fa sempre schifo, ma il fatto stesso di riconoscerlo, mi pone in una condizione di consapevolezza e autodeterminazione e, allo stesso tempo, mi conosco abbastanza da sapere che questa parentesi di ascensione mistica, non durerà per sempre, quindi, ho pensato di prendere appunti.

Quello che leggerete di seguito, è un resoconto semiserio dei miei lunedì, mercoledì e venerdì mattina da circa tre mesi a questa parte. Nota Bene la dimensione temporale, come in ogni ascensione che si rispetti, si dilata e si restringe (insieme al mio ormai super allenato perineo) in maniera diversa dal presente cosmico che noi tutti viviamo. In tale contesto, tre mesi potrebbero essere di meno e tre ore potrebbero in effetti non essere proprio tre ore, ma perdonerete l’artificio letterario, teso a provocare la vostra totale empatia.

Suona la sveglia, ho scelto il cinguettio degli uccellini per infondermi un po’ di sano positivismo primaverile, ma una sveglia che suona alle 7.00 quando sono sei anni, o anche 2190 giorni, che non dormi 8 ore di fila perché, il Creatore ha deciso di puntare ogni notte una sveglia alle 4 nel ritmo sonno veglia della tua pargoletta, non infonde un granché di brio e ottimismo. Invece, ti scaraventa veloce nella prima bestemmia della giornata e in seguito è tutto un colorato fluire di Santi dal Calendario Gregoriano. Ma tu, sei decisa, vuoi quel culo di marmo, ti alzi e cerchi di sorridere a tua figlia che, nel frattempo, nei primi due minuti di veglia ti ha già raccontato i sogni della notta trascorsa e tu sei lì che cerchi di connettere i due neuroni svegli del tuo cervello, ma tutto quello che puoi pensare è caffè, caffè, caffè. Ti trascini in cucina, ti bei per un nanosecondo della tua scelta di comprare la Lavazza a modo mio, a 36 anni hai sviluppato una tale idiosincrasia alla sopportazione del mondo PRE CAFFE’, che i due minuti di attesa della moka ti erano, ormai, insopportabili. In centoventi secondi, hai già bevuto due caffè. Inizi a decodificare l’ambiente che ti circonda, chi sei, dove sei, cosa fai. La parola palestra fa capolino mostruosa nella tua coscienza, mediti di scappare. È il primo stadio del lunedì: la negazione. Seguiranno la frustrazione, la rabbia, l’accettazione e la libertà.
Incapsuli tua figlia nel grembiule, indossi la tuta e ti avvii verso il nefasto destino. Dopo aver lasciato tua figlia a scuola e provato inconsciamente a perdere più tempo possibile in chiacchiere con le maestre che ti guardano interdette con il chiaro interrogativo del “cosa cazzo vuole questa stamattina, non le basta che mi subisco sua figlia devo pure darle a parlare” e un “AHHHHHHHHHHHHHHHH” perché è così che mi immagino il cervello di una maestra di scuola materna, arrivo al parcheggio della palestra. Sono in anticipo, ancora. Lo faccio di proposito. Ho bisogno di raccogliere le forze. Alzo lo sguardo. Giurerei di aver intravisto la scritta ARBEIT MACHT FREI, invece è solo un adesivo che sigla NO PAIN, NO GAIN. Penso a un altro Santo dal Calendario.
Una lacrima vuole scendere prepotente, sul mio volto. La ricaccio indietro. Sono in piena fase frustrazione. Perché? Perché? Mi domando inquieta, mentre porto il mio corpo flaccido nel freddo spogliatoio. Fa freddo. Fa, un cazzo di freddo. Ora è rabbia.
Entro in sala, sono in piena fase accettazione. Rotolo con mestizia, letteralmente, da una postazione all’altra.
Warm up e tu pensi via, giù, ormai sono una che sa quello che fa. Adolf chiama il primo giro di addominali, e ti ritrovi a cosce aperte con un uomo che ti urla farfallina e all’improvviso ti domandi dove sia l’acchiappa farfalle e, non c’è versi, pensi che la tua farfalla è deforme, la farfallina delle altre è sempre più bella.

Le mie compagne di cella, sono dei tipi umani fantastici.
C’è la morbida, una signora morbida nel corpo e nel sorriso, che ride e tu non puoi fare a meno di sorridere con lei. Lei è la prima che cerco, perché quando ho freddo, mi riscalda il tepore del suo sorriso. La Yes We Can, che la guardi e sai che il cambiamento è possibile, lei è la stacanovista della situazione, non importa quanto sia dura, lei ce la farà. La calvinista, che lei odia la palestra come te, ma la sua morale, la sua etica alla fatica e, soprattutto, il suo noto amore per i dolci, fanno di lei l’atleta per eccellenza, lei piange con te, ma a differenza tua, spinge su quei cazzo di glutei. Poi, c’è la boia al patibolo che ad ogni postazione spegne la voglia di vivere un po’ di più, con lei hai una speciale connessione mistica. Ancora, flashdance, che lei balla poi del resto frega il giusto, la over the top solo che Sylvester Stallone si girava il berretto, lei inforca una bandana e diventa una cocainomane, non si ferma un secondo, lei tiene in ordine la sala, raccoglie i soldi per la sala, porta la pesa persone per farci pesare e non smette un secondo l’allenamento, che tu vorresti abbracciarla e dirle, qui ci vuole un intervento e passarle una porzione di cibo unto e bisunto. E poi lui, Adolf alias il diavolo veste Nike. Il mio incubo. A volte lo guardo e vorrei infierire su di lui con il forcone che si porta dietro dall’inferno, altre, lo guardo e penso non ce la faccio, ma la verità è che lui è la mia maggiore fonte di ispirazione. David, è speciale per me. Io auguro a ogni donna chiappe flosce come me, di incontrare sul suo cammino, un istruttore così. Lui ama quel che fa con una pulizia di sentimenti, una passione, una dedizione e un’ironia, coinvolgenti. Quando senti che stai per cedere, quando senti che in pochi secondi ti si strapperà ogni muscolo, lui viene e ti spinge oltre il limite che ti eri prefissata. Non importa quanto sia alto il limite, lui viene e ti alza di una tacca l’asticella e tu sei lì e giuri che non puoi farcela e lui ti sorride e dice “ce la fai anche quando non ce la fai” e diamine, ce la fai e dopo un paio di mesi, scopri che i muscoli si iniziano a definire e stenti a riconoscerti, perché tu non sei una che ha l’abitudine di tornare. Tu lasci sempre tutto a metà, ma non questa volta.
Alla fine della lezione un solo coro si leva al cielo STRETCHING e il sorriso torna sul tuo volto. È l’ultima fase, la libertà.
Anche questa mattina hai dimostrato a te stessa che ce la puoi fare e scopri all’improvviso, che la palestra ti ha insegnato una cosa importante: nella vita bisogna impegnarsi, bisogna sudare, bisogna fare un passo alla volta, bisogna fare una fatica bestiale perché quando vedi un piccolo risultato prender forma sul tuo corpo, è come se, d’un tratto, non vi fossero montagne abbastanza alte da scalare, poi, diamine, esci dalla palestra e torni la donna di sempre, persa tra dubbi amletici, ipocondriache paure della morte e terrore del mostro che senti di essere, ma quell’ora e mezza di vita pratica a cervello in posizione off, ti riporta alla vita, ogni dannato giorno dispari e allora ti dici che sì, la palestra come macro-universo è per te un posto di merda, sì sudi e ti stanchi, ma in qualche modo, ora sai perché ci vai, perché ti mette in moto tutta una serie di processi interiori più importanti dei centimetri persi e dei muscoli ridefiniti. Sono procedimenti interni che contano, perché definiscono te, come donna, come essere umano, te e la tua rivoluzione umana, te e il tuo tempo e allora aspetti il mercoledì e ti ripeti che “ce la fai anche quando non ce la fai”.

1 commento:

  1. Non credo mai che ci sarà mai una soluzione al mio problema relazionale con il mio amante. il mio amante chiamato Randy West mi ha buttato fuori da casa sua e ha portato un'altra signora che ora sente l'unico migliore per lui. fino a quando un giorno ricevo una telefonata da un amico della città che il mio uomo esce per un appuntamento con un'altra donna in città, le ho detto che anch'io sono sorpresa, perché da quando Randy West mi ha lasciato a sentire non penso e non chiamano me. così dopo alcuni giorni la mia amica chiamata Alice mi ha chiamato e mi ha detto che ha trovato un uomo molto potente, ed è un grande erborista africano, davvero tutti sappiamo che gli africani sono benedetti con così tanti poteri a base di erbe che usano per aiutare molte persone, così mi ha detto che il nome dell'uomo è Dr Wealthy che inoltrerà il suo indirizzo e-mail per contattarmi, così davvero mi ha mandato l'indirizzo email di Wealthy e l'ho contattato quel giorno fedele . mi ha spedito dopo un po 'che il mio uomo tornerà da me se solo credo nel suo lavoro, così dopo 48 ore ricevo una telefonata da Randy West, e ha iniziato a chiedere l'elemosina che avrei dovuto perdonarlo contro tutto ciò che aveva fatto per io ... mi ha implorato di spezzarmi il cuore e lasciare che l'altra donna avesse un cuore nuovo. mi promette di non lasciarmi mai andare. ora io e Randy West stiamo pianificando di sposarci il prima possibile. siamo portati indietro con il grande incantesimo d'amore potente e accecato dall'incantesimo Dottor Wealthy, siamo felici e contenti. contatta Dr Wealthy su questo indirizzo di posta elettronica wealthylovespell@gmail.com puoi anche contattarlo tramite whatsapp su +2348105150446 per la soluzione a qualsiasi tipo di problema tu abbia.

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